Rassegna Stampa

Seminario sul Bullismo

Prevenire e contrastare il bullismo. Intervista con la dottoressa Maria Giovanna Dessì dell’Associazione “Elda Mazzocchi Scarzella”

 

 

 

Sabato 17 dicembre presso il Teatro “Casa della Musica” di Domusnovas si è svolto il primo seminario sul bullismo che ha visto la partecipazione di due autorevoli psicologi sardi, Stefano Porcu e Andrea Moi, e organizzato dall’associazione Elda Mazzocchi Scarzella, nata a giugno di quest’anno dall’unione delle mamme del paese dell’Iglesiente con lo scopo di contrastare la povertà educativa. Un incontro organizzato con la collaborazione dell’agenzia formativa “Alta Formazione e Sviluppo” e il patrocinio gratuito del comune di Domusnovas. L’evento, dedicato alle famiglie, si è posto come obbiettivo principale facilitare i genitori nel complesso compito di prevenire e riconoscere i comportamenti a rischio dei propri figli. Non molto tempo fa, Domusnovas è stato teatro di ben due episodi di bullismo. <<Quello che i bambini devono apprendere sono le competenze trasversali, ossia imparare a comprendersi, ascoltarsi a vicenda e valorizzare le differenze reciproche – spiega la dottoressa Maria Giovanna Dessì, presidentessa dell’associazione Scarzella – Occorre lavorare all’interno della famiglia e a scuola sulle emozioni dei più piccoli per far sì che diventino adulti consapevoli e in grado di affrontare i problemi che la vita prima o poi li metterà davanti>>.

Il bullismo, nelle forme che conosciamo oggi, è sempre esistito?

<<Sì, non se ne parlava ma esisteva, anche se in forma diversa perché allora non esistevano i social network e l’uso di internet era molto limitato. Perciò, mentre è vero che le vittime sono sempre le stesse, ossia persone che si vestono, pensano, agiscono in maniera diversa dal gruppo predominante, in passato il fenomeno restava marginalizzato dentro una cerchia sociale (principalmente a scuola). Oggi, invece, basta poco perché una semplice foto o video faccia il giro del web o dei cellulari e in poco tempo la vittima si ritrova in un vortice dal quale non riesce ad uscire. Questo fenomeno è conosciuto come cyberbullismo. I genitori dovrebbero scoraggiare il proprio figlio minorenne a iscriversi ai social network, spiegandogli, ancor prima di vietarlo, il motivo per cui può essere pericoloso. Ci sono purtroppo molti bambini che a soli 13 anni sono già su Facebook, quindi alla mercé di chiunque>>.

Molti bulli provengono da famiglie disagiate, ma tanti altri da famiglie che magari gli hanno dato un’educazione buona ma vedono il proprio figlio perdersi per strada. Alcuni si sentono in colpa e si chiedono dove hanno sbagliato. Il senso di colpa è legittimo? Fin dove sono responsabili?

<<In buona parte è vero che, nonostante l’educazione, alcuni incontrano compagnie sbagliate e cambiano atteggiamento e su questo i genitori non hanno colpe. Però è altrettanto vero che oggigiorno si parla poco con i propri figli e così facendo non si riesce a capire se vi è un disagio interiore in grado di far scaturire poi comportamenti errati. Manca quindi il dialogo reciproco. Contando che l’adolescenza è una fase molto complicata, questo non può assolutamente venire meno. La famiglia deve comunque dare un sistema valoriale solido al figlio fin da quando egli è ancora piccolo>>.

Come dovrebbe reagire un genitore che viene a sapere che il proprio figlio ha commesso un atto di bullismo nei confronti di un’altra persona?

<<Innanzitutto, non bisogna subito passare alle maniere forti. Le punizioni servono solo a far indispettire ancor di più il ragazzo, che per sfida al rimprovero agirà ancora peggio. È necessario spiegare bene dove si è sbagliato, far capire il male che si è arrecato alla vittima e invitare a chiedere scusa e a non ripetere mai più quelle azioni. Poi, però, quando il ragazzo ha compreso il fatto, bisognerebbe ridargli fiducia>>.

La società civile e la scuola in particolare stanno facendo abbastanza per eliminare il fenomeno?

<<Dire proprio di no. Molti insegnanti pensano più a far sì che l’alunno sia preparato nelle materie di loro competenza e trascurano i segni evidenti di disagio nella vittima. Non ci parlano, non chiedono cosa c’è che non va, pur accorgendosi che in effetti qualcosa che non va c’è perché, diciamolo, è difficile nascondere il malessere quando si è stati oggetto di bullismo. Per quanto riguarda il bullo, invece, anche qui gli insegnanti giocano un ruolo fondamentale. Sin dalla materna si dovrebbero impartire i valori del rispetto reciproco e riprendere a insegnare l’educazione civica. Tutto, infatti, parte da quando si va ancora alle scuole primarie. Da qui si comincia a formare il carattere di una persona>>.

Il seminario svoltosi a Domusnovas non è che il primo di una serie di incontri previsti dal progetto “Con la cultura si mangia” curato dall’associazione Elda Mazzocchi Scarzella,

Stefania Lapenna
 
 

Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio.

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